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Meduse

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Meduse

Eccoli, anche stanotte,
senza vedersi l’uno con l’altro
si agitano sulla battigia.

Qualcuno si dimena come un pugile
e tira un gancio contro il vento,
qualcuno è uscito così come
stava, le ciabatte di velluto
a costine, la vestaglia distesa
sulla magnolia del seno,
molti cantano con gli occhi
infuocati, altri tacciano
come sfollati indifesi,
altri ancora borbottano,
imprecano, ridacchiano
passandosi una mano
tra i capelli dolenti.

Molti sono qui stasera
e torneranno insieme agli altri,
chi dice che non c’è mai stato
finge distacco o non sa di mentire.

Tutti torniamo sulla spiaggia notturna
a innalzare preghiere, domande, richieste,
a reclamare soccorso, a impugnare
un’iniqua sanzione, a lamentarci,
a benedire, a scoperchiare
la mente a lungo ovattata,
tutti torniamo gonfi di domande
come mongolfiere di carne velina.

La vita ci porta a dondolare
sopra il mare impetuoso e
quando il sole si alza e la risacca
compie la sua consueta orazione,
di noi resta solo una traccia
irrisoria del varco notturno,
una conchiglia scheggiata,
un cavalluccio di mare insecchito,
una piccola spugna,
meduse.

Ma prima che il giorno si compia
un raggio incrocia la chiglia del cuore
e per un istante ci riconosciamo
nel vapore più chiaro della rugiada.

Forse la risposta balena
in quell’istante, prima di tornare
a celarsi nell’urlo,
nel sogno, nel battito rosso,
nell’elica immensa
di ogni respiro
venuto a sfregare
la propria capocchia
sopra un cielo
azzurro abrasivo.

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